La tendinopatia laterale di gomito nel climber

Il caso di Chiara

La tendinopatia laterale di gomito nel climber

La tendinopatia laterale di gomito è una patologia di tipo degenerativo che interessa i tendini dei muscoli estensori del polso a livello della loro inserzione al gomito (epicondilo laterale dell’omero). Colpisce circa l’1-3% della popolazione, più frequentemente tra i 35 e i 54 anni [1] e tra i fattori di rischio troviamo lo svolgere un lavoro manuale con movimenti ripetitivi e/o movimenti fini [2].
La causa della tendinopatia laterale di gomito è multifattoriale, ma alla base della sua insorgenza sembra esserci il sovraccarico funzionale delle strutture tendinee, in particolare del tendine dell’estensore radiale breve del carpo (ECRB). Vediamo infatti che, fisiologicamente, qualsiasi tendine che viene sottoposto ad un carico risponde adattandosi e andando a “rinforzare” la sua struttura, attraverso processi di degradazione e sintesi del collagene e della matrice [3].

Sono stati proposti diversi modelli per cercare di spiegare questi complessi fenomeni e per comprendere come, da una risposta di adattamento fisiologico, si possa passare
all’insorgenza di un processo patologico a carico del tendine. Per semplicità possiamo dire che quando gli stress applicati al tendine eccedono le sue capacità di carico (ad
esempio se sono troppo intensi o troppo ravvicinati nel tempo), si potrà andare incontro ad una risposta patologica. Lo stesso potrà avvenire, inoltre, anche se gli stress indotti dal carico dovessero essere insufficienti (troppo poco intensi).

Tendinopatia laterale del gomito: sintomatologia e approccio fisioterapico

Il paziente solitamente lamenta dolore a livello della parte laterale del gomito, a riposo e/o provocato da movimenti di prensione, di estensione del polso e di prono-supinazione dell’avambraccio (es. stringere la mano, spostare un oggetto, versare l’acqua in un bicchiere o girare la chiave nella toppa). I sintomi possono insorgere più o meno gradualmente e provocano con il tempo una progressiva perdita di funzionalità dell’arto superiore interessato.
L’approccio fisioterapico alla tendinopatia laterale di gomito prevede solitamente l’associazione di esercizio terapeutico, educazione e tecniche di terapia manuale, eventualmente utilizzando la terapia fisica strumentale, se appropriato in relazione ai sintomi del paziente e alla fase della patologia [1].

Il caso di Chiara: dalla diagnosi alla riabilitazione fisioterapica personalizzata

Con Daniele Andreani, fisioterapista presso Centro di medicina di Ferrara, vediamo il caso di Chiara, ragazza di 37 anni, destrimane, che lavora come cassiera in un supermercato e pratica arrampicata sportiva da 2 anni.
Circa 6 mesi fa ha iniziato ad avvertire un dolore localizzato al gomito e all’avambraccio sinistro, nella regione laterale, che insorgeva solitamente a fine giornata o dopo sessioni di arrampicata molto intense e scompariva con qualche giorno di riposo.
Progressivamente però il dolore ha iniziato a comparire sempre più frequentemente, sia durante l’attività lavorativa che durante l’arrampicata, finché circa 4 mesi fa è diventato costante (anche a riposo).
Chiara si è quindi rivolta ad un ortopedico che, dopo averla visitata, le ha diagnosticato una tendinopatia laterale di gomito e le ha prescritto un ciclo di FANS e fisioterapia per la quale si è rivolta presso il nostro centro.

Anamnesi clinica e valutazione fisioterapica

Durante la raccolta anamnestica effettuata in prima seduta abbiamo cercato di capire insieme quali potessero essere le cause del suo problema, facendo emergere gli aspetti correlati alle attività della vita quotidiana che verosimilmente potevano essere fonte di “stress” per i tendini di Chiara:

  • lavoro manuale ripetitivo con pause poco frequenti;
  • sport che coinvolge in modo intenso gli arti superiori e, in particolare, la muscolatura degli avambracci e
    delle mani;
  • allenamenti intensi in assenza di una preparazione fisica e tecnica adeguata (sedentaria, non ha mai
    seguito un corso di arrampicata);
  • circa 7-8 mesi fa c’è stato un incremento repentino della frequenza di arrampicata da 2 a 4 volte a
    settimana, per 2 ore a sessione.

In seguito all’anamnesi è stata eseguita la valutazione fisioterapica dalla quale è emerso:

  • ipostenia dei muscoli estensori e flessori del polso sinistro rispetto al destro;
  • dolore alla palpazione dell’epicondilo laterale dell’omero a sinistra;
  • rigidità del tratto cervico-dorsale;
  • punteggio di 73/100 al PRTEE (questionario specifico per il dolore laterale di gomito).

Il percorso fisioterapico

In accordo con Chiara abbiamo quindi impostato un programma riabilitativo personalizzato della durata prevista di 12 settimane.
Le sedute di fisioterapia, nelle prime 4 settimane, si sono susseguite con cadenza giornaliera, per poter ottenere una più veloce riduzione dei sintomi. Ciò è stato possibile grazie all’associazione di terapia manuale, esercizio terapeutico e laser terapia ad alta potenza.
Un ruolo molto importante in questa fase lo hanno avuto inoltre l’educazione terapeutica e la corretta gestione degli stress correlati ad allenamento e attività lavorativa, al fine di garantire un carico ottimale delle strutture tendinee e promuoverne la guarigione.
A partire dalla 5 settimana la paziente ha proseguito in autonomia con un programma di esercizi di rinforzo muscolare, seguendo una progressione dei carichi personalizzata e ritornando in ambulatorio ogni 7-10 giorni per verificare i progressi e modificare di conseguenza gli esercizi.
Tra gli esercizi proposti a Chiara troviamo l’estensione del polso contro resistenza.
Per eseguire questo esercizio la paziente si posiziona seduta, con l’avambraccio appoggiato al tavolo, il gomito piegato e il polso che sporge oltre il bordo con il palmo della mano rivolto verso il basso, sorreggendo un pesetto. Da questa posizione, senza sollevare l’avambraccio dal piano d’appoggio, porta il pesetto verso l’alto estendendo il polso e verso il basso ritornando alla posizione iniziale.
Questo esercizio, insieme agli altri previsti nel programma, è stato svolto quotidianamente e Chiara è stata adeguatamente istruita sulla gestione dei parametri allenanti, in modo da incrementare progressivamente il numero delle ripetizioni, delle serie o il carico sollevato.
Dopo circa 10 settimane il deficit di forza muscolare si era risolto e la paziente non lamentava più alcun sintomo né a riposo né durante le attività della vita quotidiana (PRTEE 0/100).
Chiara ha inoltre iniziato a seguire un corso di arrampicata, per poter sviluppare meglio la tecnica ed arrampicare in maniera più corretta ed efficiente.
Abbiamo infine deciso, insieme al suo allenatore, di impostare un programma di mantenimento della forza generale, da eseguire in autonomia due volte la settimana, prima della sessione di allenamento.

 

BIBLIOGRAFIA
1. Landesa-Piñeiro L et al. Physiotherapy treatment of lateral epicondylitis: A systematic review. J. Back
Musculoskelet. Rehabil. 2022; 35: pag. 463–477.
2. Haahr JP et al. Physical and psychosocial risk factors for lateral epicondylitis: a population based casereferent study. Occup Environ Med. 2003; 60: pag. 322-329.
3. Cook JL et al. Reviiting the continuum model of tendon pathology: what is its merit in clinical practice
and research? Br J Sports Med. 2016; 50: pag. 1187-1191.

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