Grazie alla donazione di gameti da un donatore esterno la procreazione diventa realtà.
Se una coppia, nonostante rapporti sessuali non protetti e mirati, non riesce a procreare naturalmente in un periodo di tempo di 12-24 mesi, può rivolgersi a un centro specializzato in PMA per sottoporsi a una serie di esami diagnostici finalizzati a verificare l’infertilità di almeno uno dei partner.
Per accertare lo stato di salute dei partner, i medici raccolgono informazioni relative alla loro storia clinica e consigliano esami specifici per escludere la presenza di disfunzioni ormonali, patologie a carico di utero e tube o anomalie del liquido seminale.
Se i problemi riscontrati non possono essere risolti con interventi farmacologici e/o chirurgici adeguati e, dunque, la procreazione risulta se non impossibile comunque estremamente remota, i medici indicano il ricorso alla fecondazione eterologa medicalmente assistita.
In pratica, entrambi o uno uno solo dei due gameti usati ai fini della fecondazione (ovocita o spermatozoo) non proviene da uno dei partner della coppia che desidera un bambino, ma viene fornito da un donatore o da una donatrice esterno.
Le tecniche più utilizzate sono la FIVET (fecondazione in vitro e trasferimento dell’embrione) e la ICSI.
La procreazione eterologa per donazione del seme non differisce dalla PMA omologa femminile, mentre per l’ovodonazione sono previste alcune fasi quali la preparazione farmacologica di un endometrio artificiale monitorata ecograficamente, finalizzata all’individuazione del corretto timing per lo scongelamento
degli ovociti donati, la selezione degli spermatozoi, la fecondazione degli ovociti in vitro, lo sviluppo dell’embrione e il suo transfer in utero.
Dopo la procedura, la paziente deve seguire le indicazioni del medico per evitare infezioni e per favorire l’impianto dell’embrione nell’utero. È consigliabile evitare sforzi eccessivi e riposare adeguatamente.