Pandemia di Sars-Cov-2, primo seminario per i giornalisti veneti

5 specialisti di Centro di medicina ne hanno parlato, con particolare attenzione agli effetti sulle persone fragili

Pandemia di Sars-Cov-2, primo seminario per i giornalisti veneti

La pandemia ha avuto un impatto pesante sulla vita delle comunità in questi ultimi due anni e la guardia non andrà abbassata nemmeno ora che ci avviciniamo alla fine dello stato di emergenza (31 marzo 2022). Ma quello che è stato l’impatto diretto ed indiretto sulle persone fragili mette in guardia sulla necessità di farsi trovare più preparati in futuro. Questa è una delle considerazioni emerse all’interno del seminario (con crediti professionali) dedicato ai media e ospitato nella sala conferenze della Barchessa di Villa Giovannina a Villorba sabato mattina scorso. Il seminario, che ha visto i saluti introduttivi del sindaco Francesco Soligo, per il Comune di Villorba, di Sara Salin, per l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, e di Mauro Gentile per Assostampa Trevigiana, con la direzione scientifica ed organizzativa di Centro di medicina, aveva lo scopo di chiarire quali fossero i termini appropriati da usare nella narrazione della pandemia e nella successiva fase che si lega alla prevenzione o alla cura del Covid 19.

Illuminanti i 5 interventi degli specialisti chiamati a sviluppare i diversi ambiti della pandemia. Dall’intervento del Direttore laboratorio analisi Centro di medicina, dott. Ferruccio Mazzanti, che ha introdotto la distinzione tra immunità umorale e immunità cellulare, illustrando le differenze tra i diversi test disponibili durante la pandemia, a quello del dott. Giovanni Mazzanti, reumatologo immunologo del Centro di medicina San Donà di Piave, già Primario del Dipartimento Strutturale di Medicina Generale interospedaliero di San Donà di Piave, Portogruaro e Jesolo, il quale ha chiarito su quali delle attuali terapie disponibili nella malattia da Covid 19 stiano avendo effetti sperati, quale il ruolo dei vaccini nella prevenzione della diffusione dell’infezione e della malattia grave, e sulla sicurezza dei vaccini disponibili. In questo percorso dalla diagnosi alla terapia si sono inseriti tre focus: sulla infodemia, definizione e conseguenze, e sui pazienti fragili, cardiopatici ed oncologici,

L’intervento del dott. Antonio Sacchetta, internista di Centro di medicina Conegliano e Treviso e già primario di Medicina Interna presso l’Ospedale De Gironcoli e Civile di Conegliano e presso l’Ospedale San Camillo di Treviso, è partito dalla definizione della parola “infodemia” utilizzata per definire la “sovrabbondanza di informazioni” che rende difficile alle persone trovare fonti affidabili e indicazioni attendibili” per smontare ad una ad una le principali fake news che hanno ingenerato false credenze ma soprattutto comportamenti scorretti. Ha concluso con una considerazione di Giorgio Parisi, fisico, presidente dell’Accademia dei Lincei: “Un singolo neurone non costituisce una memoria, tanti neuroni insieme sì. Lo stesso discorso vale per i mattoni: una cosa è la scienza del singolo mattone, altra cosa è l’architettura”.

Di forte impatto i due interventi sulle persone fragili, ad evidenziare come per questa tipologia di paziente dovrà essere riservato in futuro ancora maggiore attenzione. La dottoressa Sonja Cukon Buttignoni, cardiologa, Centro di medicina Conegliano e Treviso, ha illustrato come in presenza di malattie cardiovascolari si sia verificata una maggiore frequenza di esiti avversi da Covid-19. Nei casi più gravi si è riscontrata una frequenza maggiore di cardiopatie acute, tra le quali aritmie, miocarditi, scompenso cardiaco. Il dottor Emilio Lucia, chirurgo oncologico ginecologico Centro di medicina Conegliano e del Cro di Aviano, ha spiegato come la pandemia abbia agito non solo indirettamente sui pazienti oncologici (ovvero portando a minori diagnosi) ma anche direttamente. Si è registrata infatti una maggior suscettibilità al contagio. Un maggiore tasso di infezione nei pazienti oncologici rispetto ai non oncologici, maggior rischio di eventi seri (ricoveri in terapia intensiva o morte) se affetti da COVID-19 e maggiore tasso di mortalità da COVID-19.

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